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Una mimosa per te

Ci sono donne…. E poi ci sono le Donne Donne….E quelle non devi provare a capirle, perché sarebbe una battaglia persa in partenza. Le devi prendere e basta. Devi prenderle e baciarle, e non devi dare loro il tempo il tempo di pensare. devi spazzare  via con un abbraccio che toglie il fiato, quelle paure che ti sapranno confidare una volta sola, una soltanto. a bassa, bassissima voce. Perché si vergognano delle proprie debolezze e, dopo averle raccontate si tormentano – in una agonia lenta e silenziosa – al pensiero che, scoprendo il fianco, e mostrandosi umane e fragili e bisognose per un piccolo fottutissimo attimo, vedranno le tue spalle voltarsi ed i tuoi passi allontanarsi. perciò prendile e amale. Amale vestite, che a spogliarsi son brave tutte. Amale indifese e senza trucco, perché non sai quanto gli occhi di una donna possono trovare scudo dietro un velo di mascara. Amale addormentate, un po’ ammaccate, quando il sonno le stropiccia. Amale sapendo che non hanno bisogno: sanno bastare a se stese. Ma appunto per questo, sapranno amare te come nessuna prima di loro (Alda Merini)

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Frappe e chiacchiere e… chiacchiere e…

E’ tempo di carnevale è tempo di dolci chiacchiere…. Secondo molti l’origine delle chiacchiere risalirebbe all’epoca romana in cui venivano fatti dolcetti a base di uova e farina chiamati “frictilia” che venivano appunto fritti nel grasso di maiale e preparati dalle donne romane per festeggiare i saturnali (festività  corrispondente al nostro carnevale); si usava farne in grosse quantità in quanto semplice da realizzare ed a basso costo e dovevano servire per tutto il periodo della Quaresima. Altra leggenda vuole che il nome “chiacchiere” risalga alla regina di Savoia che appunto un giorno durante una amabile “chiacchierata” le venne fame e dunque ordinò al cuoco di corte, Raffaele Esposito, di fare un dolce che potesse allietare lei ed i suoi ospiti e quindi egli, prendendo spunto dalla chiacchierata regale, diede il nome di chiacchiere a quel dolce veloce , semplice e sfizioso che preparò al momento.
Bugie, cenci, cioffe, crostoli, fiocchetti, frappe, galaniguanti, intrigoni, latughe,  maraviglias, merveilles,  sfrappole , ghisa , sossole , sprellegalarene, stracci, pampuglie, risole ………. ogni regione e città italiana li chiama a modo suo questi dolci di antichissima tradizione che qui vi propongo avvolti da zucchero a velo o intinti in un delicato ed avvolgente sciroppo agrumato.

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Struffoli di Natale

L’origine degli struffoli sarebbe, per alcuni, greca ed anche il loro nome deriverebbe dal greco “strongoulos” o “stroggulos” termine che indica una forma tondeggiante. Si ritiene però più probabile l’origine spagnola di questi dolci: infatti esiste nella cucina andalusa un dolce molto simile agli struffoli ” il pinonate ” dunque la diffusione di questo dolce a Napoli potrebbe risalire al periodo di vicereame spagnolo a Napoli. Sembra poi che attraverso i conventi napoletani abbiano conosciuto una grande diffusione, in particolare le suore li preparavano per offrirli come dono natalizio alle famiglie nobili che si erano distinte per opere di carità.
La loro realizzazione è piutosto semplice, sono buonisissimi e sfiziosi da mangiare in compagnia accompagnati da un buon vino e con questi dolcetti vi auguro un anno nuovo pieno di serenità e dolcezza!

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Frolli con cedro e riso soffiato

Il nome botanico del Cedro è “Citrus medica” e si pensa che da esso siano derivati poi tutti gli altri agrumi. Il cedro originario dell’Himalaya, fu introdotto e diffuso in Italia tra il III ed il II secolo a.C. da ebrei ellenizzati che, al seguito delle navi achee approdarono sulle coste della Magna Grecia. Il cedro è poi una delle quattro piante utilizzate durante i festeggiamenti dagli ebrei che portano nella mano destra un “Lulav” cioè una composizione di piante costituita da un ramo di palma, due rami di salici e tre rami di mirto, mentre nella mano sinistra recano il frutto del cedro. La spada vegetale il “Lulav”  viene agitata nelle sei direzioni dello spazio a riconoscimento della presenza di Dio. Il significato religioso, politico e sociale del Lulav consiste nello sforzo che bisogna compiere per far coesistere il saggio con l’ignorante, il ricco ed il desiderato, colui che produce, con colui che consuma. Il cedro, “etrog” in ebraico, essendo un frutto saporito e profumato rappresenta l’uomo che alla saggezza fa seguire le buone opere.
Questi biscotti morbidi e croccanti allo stesso tempo sono ottimi da gustare a colazione ma anche dopo pranzo con un buon caf
fè .

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