Questo secondo di carne, dai profumi estivi che si può gustare caldo ma è buonissimo anche freddo accompagnato dalla propria salsa di cottura, è delicatamente aromatizzato con rosmarino fresco, una pianta dall’ antichissima storia.
Nelle ” Metamorfosi” di Ovidio si narra di una principessa Leucotoe, figlia del re di Persia Lacoonte, della quale si invaghì Apollo, dio del sole, che entrò con l’inganno nelle stanze della ragazza e la sedusse. Il padre, venuto a conoscenza del misfatto, si infuriò e, non potendo vendicarsi su Apollo, pur sempre un dio, punì con la morte la debolezza della figlia. I raggi del sole che lambivano la sua tomba trasformarono il corpo della giovane in una magnifica pianta profumata che si ergeva verso il cielo, simbolo di eternità, ma ancora legata alla terra da forti radici, quasi a voler esorcizzare la caducità della vita. Forse a seguito di questo mito si radicò l’usanza degli antichi romani di coltivare piante di rosmarino sulle tombe dei propri cari. D’altra parte Illustri medici dell’antichità come Ippocrate e Galeno conoscendo le notevoli proprietà del rosmarino, lo inserivano nelle loro preparazioni. Infatti Il rosmarino, ” rosmarinus officinalis L.”, appartenente alla famiglia delle labiate, è ricco di proprietà benefiche derivanti dai principi attivi contenuti nel suo olio essenziale cui si deve il profumo intenso, esso è inoltre ricco di flavonoidi che attribuiscono a questa pianta straordinarie proprietà terapeutiche.
Archivi autore: Iole
macedonia esotica su salsa tiepida di fragole
La ragione di questa denominazione è probabilmente legata alla multietnicità che caratterizza la regione balcanica della Macedonia nella quale convivono molte popolazioni diverse come Greci, Bulgari, Macedoni, Albanesi, Serbi, Turchi. Indubbiamente questa gustosa e variopinta preparazione ha colto la ragione della necessità di una pacifica coesistenza degli esseri umani su questa terra e cioè la inevitabile produzione di qualcosa di veramente speciale e buono per tutti. Oggi vi propongo una macedonia di frutta esotica come la papaya , il mango ed il kiwi. La Papaya appartiene alla famiglia delle Caricacee ” Carica papaya” , originaria dell’America Centrale e Meridionale, essa conta 25 specie e 50 varietà coltivate tra cui le più conosciute in Italia sono la Hortus Gold, Cera, Kagdum, Semangka. E’ un frutto conosciuto come frutto della vitalità per le sue proprietà toniche, energetiche e rivitalizzanti, è ricco di antiossidanti, di vitamina A e C ( più del kiwi e delle carote) e vitamina P, possiede molte fibre pochi grassi ed ha un basso apporto calorico (circa 39Kcal per 100 g).
iI Mango, originario dell’India la cui etimologia si rifà al termine indiano “tamil maangai” che in Portogallo si trasformò in “manga” termine che viene citato in un testo portoghese del 1500, appartiene alla famiglia delle Anacardiacee è ricco di antiossidanti, vitamina A, B, C D, sali minerali come magnesio e potassio. Esso è considerato un frutto sacro dagli indiani che ne conoscono bene le innumerevoli proprietà e lo coltivano da tempi remoti.
Babà profumato agli agrumi
Il Babà è un dolce estremamente raffinato ed elegante e pur rappresentando uno dei protagonisti assoluti della pasticceria tradizionale napoletana in realtà le sue origini sono legate a diverse culture, sembra infatti che esso derivi da un dolce polacco a lievitazione naturale ( “babka ponczowa”) passato dalla Francia per arrivare poi a Napoli. Si narra che questo dolce sia stato realizzato agli albori del XVIII secolo per caso dallo zar polacco Stanislao Lesczynki . Sembra che al sovrano non piacesse molto il dolce tipico polacco ( kugelhupf ) per la sua secchezza quindi stanco che gli venisse servito sempre questo dessert lo prese e lo scaraventò dall’altra parte della tavola andando a colpire una bottiglia di rhum che versandosi inzuppò il dolce: il suo profumo intenso colpì l’olfatto dello zar che volle assaggiarlo. Rimanendone estasiato. lo zar volle chiamarlo ” All Baba ” in onore di uno dei personaggi de “Le mille e una notte” libro che adorava. Successivamente il sovrano detronizzato si rifugiò in esilio in Francia, grazie alla parentela con Luigi XV, portando con sé il suo amato dolce la cui ricetta fu messa a punto dai maestri pasticceri parigini. Essi semplificarono il nome in “baba”. Alla fine il famoso dolce approdò a Napoli per merito dei “monsù” i cuochi francesi al servizio delle nobili famiglie partenopee. I pasticceri napoletani trasformarono il nome in “babbà” dando vita ad un vero e proprio mito cittadino.
Scorzette candite d’arancia
Il termine candire proviene dall’arabo “ qandat ” che significa zucchero, la canditura è un metodo di conservazione di parti di piante commestibili, di solito frutta, attraverso la loro immersione in uno sciroppo di zucchero. Già alle antiche popolazioni della Cina e della Mesopotamia era nota la conservazione mediante zuccheri, come lo sciroppo di palma ed il miele. Gli antichi romani addirittura conservavano il pesce immergendolo nel miele. I veri precursori della canditura moderna sono gli arabi che servivano agrumi e rose candite nei momenti clou dei loro banchetti. E’ grazie ai mercanti veneziani, prima, e genovesi, poi, che la canditura si conobbe e diffuse in Occidente,